Carenza alloggi Università Verona“L’eccellenza dell’offerta formativa della Università Verona non basta per attrarre studenti, è tutto il contesto che garantisce attrattività, a cominciare dai servizi per il diritto allo studio. Per questo il ruolo delle istituzioni è fondamentale; il Veneto per capacità attrattiva di capitale umano si trova all’undicesimo posto in Italia. Comune di Verona e Regione condividano una strategia, perché la risposta alla carenza di alloggi non può arrivare dal privato. E non solo: investire sulla conoscenza è garantire appeal a una città. Per questo l’Università deve entrare nell’agenda politica di un sindaco. L’amministrazione Sboarina si assuma la responsabilità di promuovere interventi e misure a sostegno del patrimonio della conoscenza, che è prezioso motore di sviluppo per Verona”.

Il sollecito è della vice capogruppo del Partito Democratico a Palazzo Ferro Fini Orietta Salemi, che commenta l’emergenza degli affitti per gli universitari nella città scaligera: l’Esu veronese per l’anno accademico 2018/19 è riuscita a soddisfare appena il 43% delle richieste, 443 su 1029. “A Venezia, per fare un esempio, tutti gli studenti che hanno presentato la domanda per il concorso alloggio e sono risultati idonei, 516, hanno ottenuto il posto letto. E uno degli obiettivi dell’Azienda universitaria è quello di potenziare il numero per soddisfare la domanda crescente”.

“Non investire sulla conoscenza è una scelta miope perché impedisce di innescare un meccanismo virtuoso con ricadute positive sulla città. Comune e Regione si confrontino, ma serve un piano di interventi di sistema per garantire il diritto allo studio con una programmazione almeno triennale. Il Veneto ha quasi 10mila immatricolati e 44mila iscritti in meno dell’Emilia Romagna, secondo i numeri dell’anno accademico 2017/18. Confrontando inoltre i dati sulla mobilità in ingresso e in uscita che attestano di fatto il grado di attrattività del territorio il Veneto è undicesimo in Italia ed ha un saldo negativo. In testa c’è, ancora una volta, l’Emilia Romagna che ha caratteristiche demografiche affini alle nostre ma che, tra l’altro, riesce a coprire il 100% delle borse di studio per gli idonei”.

“L’intero sistema di servizi che un territorio può garantire insieme all’Ateneo – aggiunge Salemi – è un fattore importante per attrarre in un’area capitale umano di qualità. Investire sulla conoscenza significa favorire la competitività e la crescita del sistema economico produttivo di un territorio e l’accoglienza è una precondizione: è inaccettabile che quasi uno studente fuori sede su due debba rivolgersi al privato che non è certamente il mercato più idoneo per coprire questo tipo di domanda”.